Il Ciclo dei Vinti – Giovanni Verga

di Erik Lazzari

Il Ciclo dei Vinti – Giovanni Verga

Giovanni Verga, dai romanzi del ciclo dei Rougon-Macquart di Emile Zola, in una lettera del 21 aprile 1878 annunciò all’amico Salvatore Paolo Verdura l’intenzione di realizzare un ciclo di cinque romanzi che analizzasse gli effetti del progresso sugli individui nelle varie condizioni sociali.

La Marea” è il titolo che Verga intendeva assegnare al ciclo delle opere, proprio per indicare il flusso e riflusso inarrestabili delle vicende umane e l’impossibilità di resistervi. La serie di romanzi avrebbe dovuto avere come argomento comune la “lotta per la vita”, evidenziando così le tragiche conseguenze della fiumana del progresso (soprattutto sulle classi sociali più deboli).

Questo progetto, di cui Verga parla anche nella Prefazione dei Malavoglia, prenderà il nome di “Ciclo dei vinti”, per sottolineare il modo in cui la spinta al miglioramento economico agisca sui diversi ceti sociali, dai più umili ai più elevati, e per mostrare come l’esistenza dei protagonisti sia regolata dal principio darwiano della “lotta per la vita” (i più forti prevalgono sui più deboli).

Il primo romanzo del ciclo, i Malavoglia, pubblicato nel 1881, è incentrato sulla costante ricerca del benessere economico: una continua lotta per i bisogni materiali al livello più basso della scala sociale.

Il secondo romanzo, Mastro-don Gesualdo, è fondato sulla storia di un muratore che riesce a diventare “don”, cioè nobile, e ad arricchirsi con il suo lavoro.

Il terzo romanzo (incompiuto), La duchessa di Leyra, dedicato alla figlia di Gesualdo, doveva trattare l’ambizione aristocratica.

Il quarto romanzo, L’onorevole Scipioni, avrebbe dovuto trattare la brama di successo in ambito politico.

Il quinto romanzo, L’uomo di lusso, avrebbe dovuto narrare come il figlio dell’onorevole Scipioni (l’esteta) trasformasse la ricchezza in gusto raffinato e in puro consumo.

Per approfondire

Verga realizzò solamente i primi due romanzi e non portò mai a termine il terzo, forse perché esaurì la vena creativa o per la difficoltà nell’applicare alcuni principi della poetica verista (linguaggio popolare, regressione del narratore) a un contesto sociale più elevato, protagonista degli ultimi romanzi.

La biografia di Giovanni Verga – Positivismo, Naturalismo e Verismo

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