“Patria” di Giovanni Pascoli | Analisi del testo – Traccia Svolta

di Erik Lazzari

“Patria” di Giovanni Pascoli | Analisi del testo – Traccia Svolta

Buongiorno ragazzi, come avrete letto, quest’anno, a causa della situazione emergenziale Covid-19,  la Maturità verterà solamente su un colloquio orale e non ci saranno le consuete prove scritte: il tema di italiano e l’elaborato di indirizzo. In ogni caso si stanno svolgendo le simulazioni e pertanto vi propongo la traccia svolta, punto per punto, dell’analisi del testo (Tipologia A) “Patria” di Giovanni Pascoli. Patria di Giovanni Pascoli - Traccia svoltaPatria di Giovanni Pascoli - Traccia svolta

Comprensione e analisi

Individua brevemente i temi della poesia.

Il componimento “Patria” di Giovanni Pascoli, in origine intitolato “Estate”, appartiene alla raccolta poetica Myricae, pubblicata in versione definitiva nel 1903. Il primo verso propone il tema di un sogno d’estate che richiama alla memoria alcuni ricordi nostalgici della vita e dell’età giovanile del poeta, trascorsa nella campagna di San Mauro di Romagna. Pascoli rivede le immagini dei familiari e avverte suoni a lui cari, come il frinire delle cicale e il rumore della trebbiatrice.
È inoltre evidente la passione dell’autore per la botanica, che si manifesta nominando gli elementi naturali con il proprio nome. Includere il tema della natura in quello del sogno, è una delle caratteristiche della corrente culturale del Decadentismo.

La seconda strofa argomenta le sensazioni visive: i raggi del sole penetrano tra gli olmi mentre le due nuvole spezzano il limpido cielo.

L’ultima strofa tratta il concetto della realtà: il rintocco delle campane che annuncia “l’angelus”, cioè il mezzogiorno, e il latrare del cane svegliano il poeta, interrompendo così il sogno.
Infine vi è il tema dell’esilio, poiché, il poeta, risvegliandosi, si sente come un forestiero che non può ritornare nella propria patria.

In che modo il titolo «Patria» e il primo verso «Sogno d’un dì d’estate» possono essere entrambi riassuntivi dell’intero componimento?

Il titolo “Patria” e il primo verso “Sogno d’un dì d’estate” possono essere entrambi riassuntivi dell’intero componimento in quanto esprimono il senso della poesia: attraverso il sogno, Pascoli, ritorna nel suo Paese natìo, San Mauro di Romagna, dal quale si allontanò, in primis, per poter intraprendere gli studi e anche perché la sua famiglia (il suo “nido”) si sgretolò a causa della morte del padre e successivamente a quella della madre. Il rintocco delle campane riporta il poeta alla realtà, suscitando in lui un senso di non appartenenza (si sente “forestiero”). 

La realtà è descritta attraverso suoni, colori, sensazioni. Cerca di individuare con quali soluzioni metriche ed espressive il poeta ottiene il risultato di trasfigurare la natura, che diventa specchio del suo sentire.

Per realizzare una descrizione accurata della realtà, l’autore ricorre all’utilizzo di figure retoriche di suono e di significato grazie alle quali cerca di trasmettere al lettore tutte le emozioni che egli stesso prova.  Attraverso l’onomatopea, Pascoli richiama i rumori che sente (“scampanellare tremulo, moveva il maestrale le foglie, stridule, accartocciate, piangendo, latrava.”), mentre visivamente vuole rappresentare lo scenario tramite i colori (“bianche, turchino, argentino.”) e le immagini del mondo rurale (“siepi di melograno, fratte di tamerice, trebbiatrice.”). Il poeta, inoltre, sviluppa questa somiglianza tramite l’utilizzo dei nomi propri della vegetazione del suo luogo d’origine. Infine, il “palpito lontano d’una trebbïatrice” è una personificazione della macchina agricola.

Il componimento presenta una struttura sintattica frammentaria, la cui musicalità è conferita dagli enjambement, dalle allitterazioni e dalle assonanze. Lo schema metrico della poesia è il seguente: A BCBCA BCBCA.

Qual è il significato dell’interrogativa “dov’ero” con cui inizia l’ultima strofa?

L’interrogativa “dov’ero”, collocata all’inizio del primo verso dell’ultima strofa, sottolinea il netto passaggio che il poeta compie dal sogno alla realtà; questo è confermato dai punti di sospensione siti all’ultimo verso della strofa precedente e dall’uso del verbo all’imperfetto “dov’ero”. Pascoli, dunque, si sente smarrito sino al rintocco delle campane, che lo riporta nel presente.

Il ritorno alla realtà, alla fine, ribadisce la dimensione estraniata del poeta, anche oltre il sogno.
Soffermati su come è espresso questo concetto e sulla definizione di sé come “forestiero”, una parola densa di significato.

Il suono delle campane di mezzogiorno, “L’angelus argentino”, interrompe il sogno di Pascoli, catapultandolo dal passato al presente. L’autore si trova lontano dalla sua patria e si sente “forestiero” in quanto quel luogo, come altri che non siano San Mauro di Romagna (il “nido”), non ha per lui nulla di familiare. Addirittura il cane gli latra contro! Quest’ultima strofa crea per il componimento un epilogo triste.

Interpretazione

Nella maggior parte delle opere di Giovanni Pascoli, contenute nella raccolta poetica “Myricae”, è presente il tema dello sradicamento e dell’inettitudine che porta il poeta a incentrare le sue opere su aspetti quali la nostalgia, la memoria e l’infanzia.

L’autore ha vissuto in prima persona il problema dello sradicamento: in seguito alla morte del padre e poi quella della madre, nonché alla perdita dei suoi fratelli, il suo “nido” si è completamente sgretolato, lasciandolo solo e smarrito.

Le caratteristiche dell’estraneità e dell’isolamento dell’individuo rispetto alla realtà sono riconducibili ai poeti del Simbolismo (un movimento culturale sviluppatosi in Francia nel XIX secolo).

Nelle opere pascoliane prevale altresì il tema della natura, che è collegato al ricordo dei paesaggi idilliaci che provocano nel poeta un profondo senso di non appartenenza al mondo in cui si trova.

Per tutto il corso dell’Ottocento e del Novecento, numerosi altri autori hanno descritto luoghi, evidenziandone dettagliatamente le caratteristiche. Tra questi vi è Ugo Foscolo che, nel sonetto “A Zacinto”, ha illustrato le particolarità della sua amata isola, così come Giacomo Leopardi, ne “L’infinito”, ha delineato il Monte Tabor di Recanati; anche Primo Levi, in “Se questo è un uomo”, ha evidenziato il senso di esilio causato da circostanze politiche.

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Patria di Pascoli – Traccia svolta

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