La storia del Castello Reale di Racconigi

di Erik Lazzari

La storia del Castello Reale di Racconigi

La storia del Castello di Racconigi

Foto Arrigo Furiassi 

Buongiorno, lettori!!
La scorsa domenica sono stato a Racconigi per assistere allo showcooking della mia amica food-blogger Gabriella Rizzo, condotto da Enrica Tesio. Con l’occasione ho visitato il Comune di Racconigi e in particolare mi sono soffermato sul maestoso Castello Reale del quale oggi vi propongo la sua storia.

Le origini del Castello

Il Castello Reale è di origine medievale, una delle prime notizie di fortificazione presenti a Racconigi risale all’ XI secolo; in quel periodo il territorio di Racconigi apparteneva alla “Marca di Torino” – detta anche “Marca di Susa” – (un territorio vassallo del Regno d’Italia e del Sacro Romano Impero) in cui il sig. Bernardino di Susa si occupò di riadattare un’antica casaforte (residenza signorile fortificata) sui resti di un precedente monastero.

Alla morte della marchesa Adelaide di Susa (1091), il territorio fu occupato dal nipote di Bonifacio del Vasto (Marchese di Savoia e della Liguria Occidentale) e il feudo di Racconigi passò dunque sotto il marchesato di Saluzzo.

In un secondo tempo, il nuovo marchese, Manfredo II di Saluzzo, si occupò di ampliare la struttura esistente innalzando un primo castello a pianta quadrata, destinato alla difesa dei territori del marchesato stesso.

Il castello venne poi ceduto, dal marchese Federico II di Saluzzo, in pegno ai conti Falletti (una famiglia attivissima in campo finanziario), ma dopo pochi anni ritornò sotto il possedimento del marchesato di Saluzzo.

Nel 1620 Carlo Emanuele I di Savoia donò il castello al figlio Tommaso Francesco di Savoia, capostipite della dinastia Savoia-Carignano (Tommaso ottenne dal padre il titolo di “principe di Carignano).

L’impianto della struttura (formato da una massiccia fortezza in mattoni a pianta quadrata con quattro grandi torri, un fossato, un alto mastio laterale e un ponte levatoio) rimase pressoché invariato sino al XVII secolo quando il figlio di Tommaso, Emanuele Filiberto di Savoia, commissionò a Guarino Guarini (1676) la trasformazione della fortezza in “delizia” (genere architettonico molto diffuso a partire dal XVI secolo).

Guarini innalzò un grande corpo centrale (verso il parco del castello) e sviluppò, sulla base delle due torri angolari della facciata settentrionale, i due padiglioni di quattro piani.

Nello stesso tempo, l’architetto francese André Le Nôtre disegnò il grandissimo parco alla francese, arricchito da parterres e specchi d’acqua.

Il 7 novembre 1684, a lavori ultimati, Emanuele Filiberto, a Racconigi, sposò Maria Caterina d’Este.

Il rifacimento della facciata secondo il gusto Neoclassico (XVIII secolo)

Nel 1756 l’architetto Giovanni Battista Borra, sotto commissione di Ludovico Luigi Vittorio di Carignano  (quarto principe di Carignano), si occupò degli interni del castello (in particolare del Salone d’Ercole e l’allestimento delle stanze dell’Appartamento Cinese) e del rifacimento della facciata meridionale secondo il gusto neoclassico: sulla facciata venne aggiunto il pròtiro tetrastilo (un piccolo portico a cuspide posto a protezione e copertura dell’ingresso principale di una chiesa) con colonne corinzie sormontate dal frontone triangolare dentellato di ispirazione palladiana (dall’architetto Andrea Palladiano).

L’epoca albertina (XIX secolo)

Nel 1832 Carlo Alberto di Savoia (re di Sardegna) diede al castello l’aspetto che tutt’oggi è visibile; il palazzo venne ristrutturato con l’intento di abbellirlo. Da quel momento, la struttura, passò sotto la “Corona di Sardegna” (non fu più della famiglia Savoia-Carignano).

Ulteriori modifiche furono ad opera dell’ingegnere Ernesto Melano (Ingegnere della corte Sabauda di Torino) che innalzò ulteriormente il palazzo e sviluppò le due grandi maniche laterali dell’area meridionale.

Nel frattempo vennero altresì abbattute alcune abitazioni antistanti che oscuravano la vista del castello e alcuni mulini, dando origine all’ampia piazza sita di fronte all’ingresso principale.

Lo scultore italiano Pelagio Palagi si occupò di riarredare gli interni del castello, mantenendo comunque lo stile neoclassico.

Due anni più avanti, nel 1834, la Galleria ovest venne ornata da Marco Antonio Trefogli con raffinate grottesche raffiguranti volatili e frutta.

Il bagno di Carlo Alberto fu ornato da motivi floreali, cigni e grifoni, conchiglie, anafore e grottesche.

La Sala di ricevimento e la Sala da pranzo furono ornate con arabeschi.

Il rinnovamento del parco

Anche il parco subì delle modifiche ad opera del paesaggista tedesco Xavier Kurten. A partire dal 1820 la precedente opera di Le Nôtre fu trasformata a favore di un’impostazione romantica.

Il castello fu ampliato sui disegni di Ernesto Melano, mentre Pelagio Palagi si occupò di disegnare l’edificio neogotico della Margarìa, l’antica cascina collocata al fondo del parco.

Il Novecento (XX secolo)

Con l’avvento al trono di Vittorio Emanuele III, nel luglio del 1900 il palazzo era una delle dimore favorite dei reali sabaudi. I primi decenni del Novecento furono anni di splendore per il castello: nel 1901 venne dotato di impianti idrici e di energia elettrica e nel 1902 venne installato un ascensore.

Inoltre, grazie a Vittorio Emanuele furono decorate le pareti interne dello Scalone d’Onore.

Tra queste mura, nel 1904, nacque l’ultimo re d’Italia, Umberto II.

Altri eventi importanti avvenuti nel castello furono la visita dello zar Nicola II (ultimo imperatore russo) nel 1909 e la celebrazione delle nozze della principessa Mafalda di Savoia (1925).

Nel 1930 Umberto II ricevette, in occasione delle sue nozze con la principessa Maria José del Belgio, in dono la residenza.

In seguito al Referendum Istituzionale del 2 giugno 1946, il castello venne chiuso.

Gli eredi del castello e le principesse Jolanda, Giovanna e Maria di Savoia aprirono una causa sull’illegittimità della donazione a Umberto II avvenuta nel 1930; a questo punto la Corte di Cassazione (1972) decretò che solamente un quinto del palazzo fosse confiscabile (la proprietà di Umberto II).

Dopo trentaquattro anni di esilio in Portogallo, nel 1980 Umberto II cedette l’imponente struttura allo Stato, alla condizione che la stessa diventasse un luogo dedicato alla cultura e alla conoscenza.

Il palazzo, dunque, dal 1994 è diventato un Polo Museale aperto al pubblico ed è oggetto di continui restauri di natura conservativa per mantenere intatto l’antico splendore.

Nel 1997 il Castello Reale è entrato a far parte del Patrimonio Unesco

Nell’agosto del 2018, a causa di un albero caduto sulla strada che conduce all’oasi delle cicogne di Stramiano, il parco del castello è stato chiuso al pubblico; il 1° giugno 2019, dopo varie manifestazioni e l’appello lanciato sui social “Ridateci il Parco del Castello di Racconigi”, il ministro per i beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, ha concesso la riapertura al pubblico del primo anello (circa due chilometri).

© 2019 Erik Lazzari | Riproduzione riservata

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