La società di massa

di Erik Lazzari

La società di massa

Che cosa si intende con società di massa?

La risposta più semplice può essere: la nostra società. Nell’attuale società si è realizzata una diffusione di massa dei prodotti di consumo, che, una volta materializzati, sono disponibili per un numero illimitato di persone. Le automobili, i cellulari, i computer, le televisioni e molti altri beni, sono prodotti alla portata di tutti, soprattutto nel mondo occidentale industrializzato.
La massa, dunque, è un insieme omogeneo in cui le singolarità tendono a scomparire; fu oggetto di indagine, da parte degli scienziati sociali, fin dall’inizio dell’Ottocento. Le caratteristiche della società di massa, però, si delinearono solamente tra la fine del secolo e gli inizi del Novecento, con la diffusione dei fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione in Europa Occidentale e nel Nord America.

Nella società di massa i cittadini vivevano nei grandi agglomerati urbani e i loro rapporti non facevano più capo a piccole comunità solidali, ma a grandi istituzioni: Stati, partiti, sindacati e altre organizzazioni di massa. La maggioranza della popolazione era ormai inserita nel circolo dell’economia di mercato: ogni individuo comprava ciò di cui aveva bisogno con il denaro ricavato sia dal lavoro dipendente che autonomo. Fu un vero e proprio mutamento da quelle che erano la consuetudine delle antiche società artigiane e contadine.
Questo fu reso possibile grazie alle trasformazioni economiche, politiche e culturali della seconda rivoluzione industriale. Con la terza rivoluzione industriale, la società di massa si diffuse in tutto il pianeta, dando origine alla globalizzazione, un fenomeno politico, economico e culturale.

I partiti politici e i sindacati

Nel 1890 il suffragio universale maschile era presente in Francia, in Germania e in Svizzera, mentre in Italia si diffuse dal 1912. Solamente negli anni successivi, intorno al 1925, quasi tutti i Paesi dell’Europa Occidentale concessero il diritto di voto alla totalità dei cittadini maschi maggiorenni, indipendentemente dal censo (reddito) e dalla posizione sociale.

I movimenti politici, in seguito all’estensione del diritto di voto alle masse, dovettero organizzarsi per conquistare il consenso di un gran numero di elettori; nacquero, dunque, i partiti di massa, come forma di partecipazione popolare alla politica dello Stato.
Nel contempo sorsero le organizzazioni sindacali, alle quali si iscrissero milioni di persone. Tra il 29 settembre e il 1° ottobre del 1906, a Milano, venne fondata la Confederazione Generale del Lavoro. Il fine dei sindacati, all’epoca, era quello di introdurre lo sciopero, volto a valorizzare le rivendicazioni degli operai: riduzione degli orari di lavoro e aumento dei salari.

Quali riflessi ebbe nella vita quotidiana?

All’interno della nuova società aumentò la stratificazione sociale, con la distinzione tra la manodopera generica e i lavoratori con un titolo di qualifica. Pertanto, nacquero nuovi ceti medi che si avvicinavano maggiormente alla borghesia.
Oltre all’illuminazione elettrica, all’acqua potabile e alle automobili, si diffusero i mass media (mezzi di comunicazione di massa): i quotidiani, la radio e la televisione. La stampa, quotidiana e periodica, veniva acquistata da molti lettori; sorsero rapidamente nuove redazioni.

Anche il settore terziario prese una posizione di notevole importanza per l’economia del paese: si espanse la categoria dei dipendenti pubblici che operavano negli ospedali, nelle scuole, nei trasporti, nelle banche e in altri servizi. Si ramificava altresì la massa degli addetti al settore privato, che non svolgeva mansioni manuali. Erano i cosiddetti “Colletti bianchi”: maestri nei rapporti commerciali, professionali e tecnici. Il loro compito era trasformare in profitto per una terza persona quanto qualcun altro aveva svolto. Le figure più rilevanti dei “Colletti bianchi” (espressione che indicava il colore della camicia indossata dai lavoratori) erano i medici, gli avvocati e i professori.

La scuola, ora finanziata dallo Stato, assunse un ruolo fondamentale: divenne un vero e proprio servizio pubblico da cui nessuno doveva essere escluso. Ci fu così una riduzione dell’analfabetismo.   

RIASSUNTO

Che cos’è la società di massa?

La società di massa è la nostra società, caratterizzata dall’uniformità dei consumi e degli stili di vita. L’omogeneità, che si ebbe a partire dalla seconda rivoluzione industriale, fu da alcuni considerata positivamente poiché favorì la diffusione della democrazia e del benessere, mentre altri la giudicavano negativamente in quanto determinò una limitazione della libertà.
Le caratteristiche della società di massa si delinearono solamente tra la fine del secolo e gli inizi del Novecento. La terza rivoluzione industriale permise alla società di massa di diffondersi in tutto il pianeta, dando origine alla globalizzazione, un fenomeno politico, economico e culturale.

I partiti politici e i sindacati

Negli anni intorno al 1925 venne ampliato il suffragio universale maschile in quasi tutti i Paesi dell’Europa Occidentale. Per conquistare il consenso di masse di elettori si affermarono i partiti politici di massa. Contemporaneamente, nacquero le organizzazioni sindacali alle quali si iscrissero milioni di persone; il loro fine era introdurre lo sciopero per valorizzare le rivendicazioni degli operai: riduzione degli orari di lavoro e aumento dei salari. Nel 1906, in Italia, venne fondata la Confederazione Generale del Lavoro.

Quali riflessi ebbe nella vita quotidiana?

All’interno della nuova società si diffusero anche i mass media (giornali, radio e televisione); la stampa era letta da molte persone e, dunque, sorsero rapidamente nuove redazioni.
Il settore terziario (i servizi) assunse un ruolo fondamentale nell’economia del paese. Inoltre, si allargò la categoria dei dipendenti pubblici e si moltiplicò la massa degli addetti al settore privato che non svolgevano lavori manuali, i cosiddetti “Colletti bianchi” (Medici, avvocati, professori).
L’istruzione, per la prima volta, divenne un vero e proprio servizio pubblico da cui nessuno doveva essere escluso.

Fotografia: Scatti Diego Murgioni

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