La biografia di Eugenio Montale

di Erik Lazzari

La biografia di Eugenio Montale

La biografia di Eugenio Montale

La biografia di Eugenio Montale

Eugenio Montale è un poeta che ha saputo interpretare la crisi dell’uomo del Novecento, avendo egli vissuto in prima persona sia le due guerre mondiali che la dittatura fascista.

La formazione e gli anni genovesi

Eugenio Montale, ultimo di sei figli, nacque a Genova il 12 ottobre 1896 da Giuseppina Ricci e Domenico Montale, un’agiata famiglia di commercianti di prodotti chimici. Nella città ligure intraprese gli studi tecnici, che abbandonò al terzo anno per problemi di salute.
A partire dal 1905 trascorse le estati della sua giovinezza nella casa di famiglia di Monterosso, un paese delle Cinque Terre.

Successivamente riprese a studiare da autodidatta e, con l’aiuto della sorella Marianna, nel 1915 si diplomò privatamente in qualità di ragioniere.
Nei lunghi periodi trascorsi a casa, oltre a lavorare nella ditta paterna, il poeta si dedicò con passione alla musica e studiò canto operistico; nel contempo lesse approfonditamente vari testi letterari (dai romantici inglesi a Leopardi, da Baudelaire ai poeti liguri contemporanei).
Nel 1916 scrisse il componimento “Meriggiare pallido e assorto”, inserito successivamente nella raccolta poetica “Ossi di seppia”.

Il periodo della Prima guerra mondiale e il dopoguerra

Dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, nel 1917 Montale venne arruolato e inviato prima a Parma per frequentare il “corso per allievi ufficiali” e poi (nel 1918) sul fronte di Vallarsa, in Trentino.
Congedato nel luglio del 1919, tornò a Genova dove frequentò artisti e letterati e riprese lo studio del canto. Durante un soggiorno estivo a Monterosso, conobbe la giovane Anna degli Uberti, che cantò in alcune sue liriche con lo pseudonimo di “Annetta – Arletta”.

Nel 1923-24 divenne amico dell’intellettuale triestino Bob Bazlen, che lo incoraggiò a leggere scrittori nuovi come Svevo, Kafka, Musil. Nel frattempo vennero pubblicati alcuni componimenti sulla rivista torinese “Primo tempo” di Piero Gobetti, giovane intellettuale liberale e antifascista.
Nel 1925, sempre per le edizioni di Gobetti, uscì la prima raccolta poetica, “Ossi di seppia”, comprensiva di testi scritti tra il 1916 e il 1924. Protagonista dell’opera è il paesaggio ligure che, brullo e scabro, diventa emblema del “male di vivere” dell’uomo.

Nello stesso anno Montale firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce, testimoniando la sua consapevole ostilità al regime.
Alcuni mesi dopo pubblicò il saggio “Omaggio a Italo Svevo”, di fondamentale importanza per la fortuna dello scrittore triestino.

Il periodo fiorentino

Per rendersi economicamente indipendente, l’autore, nel 1927 si trasferì a Firenze dove lavorò come redattore per la casa editrice Bemporad. Nel 1929 fu nominato direttore di una prestigiosa istituzione culturale fiorentina, il Gabinetto Vieusseux.

A Firenze frequentò il “caffè Giubbe Rosse”, punto di ritrovo dei giovani poeti ermetici e degli scrittori della rivista “Solaria”. Nel 1933 conobbe la giovane ebrea americana Irma Brandeis (cantata nelle “Occasioni” con il nome di “Clizia”), che fu però costretta (nel 1938) ad abbandonare l’Italia a causa delle leggi razziali, e Drusilla Tanzi (la futura moglie, da lui ribattezzata con il nome di “Mosca” per la sua miopia. La donna, in quel periodo, era sposata con il critico d’arte Matteo Marangoni.).

Nel dicembre del 1938 Montale venne licenziato dal Vieusseux in quanto si era rifiutato di iscriversi al Partito fascista. Per continuare ad avere sostegno economico si mise a tradurre gli scrittori stranieri (Shakespeare, Eliot, Cervantes).
Nel 1939 venne stampata e pubblicata la sua seconda raccolta poetica, “Le occasioni” (il nuovo libro costituisce l’ideale prosecuzione di “Ossi di seppia”, ma segna altresì un’evoluzione nelle tematiche e nella poetica. Al centro dell’opera si pone la vita interiore del poeta, a cui si prospettano nuove “occasioni” di salvezza, in grado di illuminare – forse – il vero senso dell’esistenza.)

Il periodo della Seconda guerra mondiale e il soggiorno milanese come giornalista

Sempre nel 1939 andò a vivere con Drusilla Tanzi. Nel 1943 venne pubblicato a Lugano da Gianfranco Contini l’esile libro, formato da sole 15 liriche, intitolato “Finisterre”.
Trascorse gli anni della Seconda guerra mondiale a Genova e ospitò nella sua casa, nonostante alcune difficoltà, Umberto Saba e Carlo Levi poiché, essendo essi di origine ebraica, erano perseguitati. Alla fine del conflitto si iscrisse al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) e del Partito d’Azione (Partito antifascista fondato nel 1942), da cui si distaccò molto presto.

Nel 1948 si trasferì a Milano e incominciò a scrivere sul “Corriere della sera”: il suo primo articolo fu un prestigioso editoriale sulla morte di Ghandi. Nel 1951 divenne redattore della stessa testata giornalistica.
Nel 1956 uscì il suo terzo libro di versi, “La bufera e altro”, seguito dalle prose poetiche “Farfalla di Dinard”.

Sollecitato dagli eventi del dopoguerra, il poeta aprì la sua poesia al confronto con la storia e l’attualità; alla tragicità della guerra, affiancò il tema della morte, in particolare nei testi dedicati alla madre e al padre.
A quest’epoca risale l’amicizia con la poetessa Maria Luisa Spaziani, da lui cantata con lo pseudonimo “Volpe”. Dopo diciassette anni, nel 1956, si sposò con Drusilla ma, per una caduta accidentale, la stessa morì qualche mese dopo il matrimonio.

Il silenzio poetico e gli ultimi anni

La fama di Eugenio Montale crebbe notevolmente e rapidamente, ma parallelamente seguì un periodo di silenzio poetico. Infatti, nel periodo del Boom economico, l’autore divenne scettico sull’utilità della poesia in una società dominata dal potere del denaro e dei mass media. Il lungo stop si interruppe alla fine degli anni Sessanta del ‘900 quando si dedicò alla stesura delle poesie di “Xenia”, composte in ricordo della moglie Drusilla.

Nel 1967 l’allora presidente della repubblica Giuseppe Saragat proclamò Montale senatore a vita per i suoi “altissimi meriti nel campo letterario e artistico”.
Nel 1971 Montale pubblicò il nuovo libro poetico “Satura”, formato da oltre cento testi scritti tra il 1962 e il 1970 che segnarono un netto stacco rispetto alla produzione precedente, tanto nei temi quanto nelle scelte stilistiche.

Nel 1973 cessò la sua collaborazione con il “Corriere della sera”, per il quale scrisse 1505 articoli.
Nel 1975 ottenne il premio Nobel per la letteratura, quinto autore italiano dopo Giosuè Carducci (1906), Grazia Deledda (1926), Luigi Pirandello (1934) e Salvatore Quasimodo (1959).
Eugenio Montale morì a Milano il 12 settembre 1981.

 

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Mediterraneo

Il parco letterario “Eugenio Montale”

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